venerdì 23 gennaio 2009

Le parlate istrovenete

(da istria.net)



La storia dell'Istria nei suoi tre millenni è molto complessa. Vi è accertata la presenza dell'uomo già nel periodo paleolitico, nella preistoria. La storia conserva la memoria dell'immigrazione dei Veneti all'epoca della guerra troiana. Nel V secolo si verifica l'invasione dei Celti "gens valida et fera" come dice Appiano. Segue la conquista romana nel 177 a.C. I Romani fondarono Aquileia sulla soglia "delle porte dell'Italia" e da li iniziò ad irradiare una profonda romanizzazione.

Dunque su un substrato preromano in Istria (venetico, celtico o preindoeuropeo) si sovrappose il latino d'Aquileia. Dal latino di provincia derivano i volgari romanzi istriani: i dialetti istrioti a sud dell'Istria e un idioma di tipo friuleggiante a nord che però potrebbe anche essere non autoctono, ma importato dal Friuli. Con il crollo dell'impero romano d'occidente nel 476 iniziarono le invasioni barbariche. Si susseguono gli Ostrogoti, i Bizantini, í Longobardi, i Franchi che introdussero il sistema feudale, però non scossero la romanizzazione. Gli Slavi a partire dal VII secolo sono da considerarsi un'eccezione. L'Istria ebbe rapporti amichevoli e di simpatia con Venezia. L'Adriatico congiungeva le due popolazioni. Gli Istriani iniziarono le dedizione alla Repubblica di Venezia nel 932 con Capodistria. Nel 1420 i Veneziani posero fine al potere secolare dei patriarchi d'Aquileia. I primi estesero così la loro signoria su tutto il Veneto. Il dominio perdurerà fino al 1797.

Questo mutamento storico, il dominio della repubblica di Venezia sull'Istria, si manifesterà anche nel cambio linguistico. "Eguale mutamento aveva subito anche il volgare istriano. All'orecchio di Dante, abituato alla dolcezza della parlata toscana, il nostro volgare italico doveva suonare "di accenti aspri e crudeli". Ma col progresso del tempo, di mano in mano che i contatti con Venezia divennero sempre più frequenti ed intimi, l'influenza del dialetto veneto si fece sentire anche nei comuni istriani, ove le famiglie dei cittadini andavano a gara di avvicinarsi anche nel linguaggio alla "Dominante". Fu così che, ove maggiori furono i contatti fra le due rive dell'Adriatico o maggiore la possibilità di subirne l'influenza maggiore fu l'innesto del "veneziano" nel primitivo volgare istriano; e dalla loro reciproca fusione ed assimilazione ebbero vita varie parlate cui si scinde la nostra regione:

il ladino ritrattosi adesso al Friuli ma dominante una volta a Trieste ed a Muggia;
l'istriano che si parla a Rovigno, Dignano, Gallesano, Fasana e Valle;
i1 veneto in tutte le altre località dell'Istria". (Nota 1).
Bisogna tenere presente che, essendo stata l'Istria spopolata e ripopolata, il fenomeno del cambio linguistico è molto complesso.

Le cause principali dello spopolamento del territorio istriano sono dovute alle epidemie di peste e di malaria che decimarono la popolazione dal XIII al XVII secolo. Si ebbero in totale 41 epidemie pestilenziali; la chiamavano il "mal de la Giandussa". Incessantemente l'Istria era colpita pure da febbri malariche. La mancanza di popolazione si fece sentire anche a causa delle lunghe, ripetute ed ostinate guerre che Venezia conduceva contro i patriarchi di Aquileia, Genova, gli Ungheri, l'Austria, i Turchi, la contea di Pisino, i conti di Gorizia, gli Uscocchi. Le uccisioni di uomini erano accompagnate dalle devastazioni dei campi c dal saccheggiamento di animali. Nelle Commissioni ducali del 1375 sì legge: "L'Istria tutta può dirsi deserta". L' ultima grande epidemia infierì dal 1629 al 1631. Pola non era più una città, ma "il cadavere di una città".

Lo stato diresse l'immigrazione e la colonizzazione a partire dal 1500. Si tentò di ripopolare l'Istria con Italiani, Greci, Morlacchi, Albanesi, Montenegrini, Sloveni e Croati. Ci furono 102 momenti di colonizzazione registrati dal XV al XVII secolo.

Il ripopolamento ebbe riflessi linguistici importantissimi. Lo Czöernig studiò gli Slavi nel 1851 per incarico dell'Austria e li distinse in 17 gruppi linguistici. I nuovi coloni slavi vennero in contatto con gli abitanti delle città e la popolazione della campagna istriana divenne bilingue. "Nel meridione della penisola, dove l'elemento romanzo italiano prima del XVI secolo era predominante la colonizzazione significò l'avvio di quel processo che doveva portare alla formazione di due sfere culturali diverse e all'instaurazione tra loro di un "equilibrio" sui generis. Quando si parla di "equilibrio" tra la sfera culturale italiana e quella croata nell'Istria meridionale non s'intende sottolineare la presenza di una "validità" e di un "ruolo" uguali in ambito locale e in quello di più vasto respiro, ma innanzi tutto, il fatto dell'avvenuta impostazione di un equilibrio in senso di "acculturazione", per cui la più forte cultura italiana non riuscì ad assimilare quella più debole croata. II processo di "acculturazione" in Istria non si è concluso; i contatti e i rapporti tra "culture" etnicamente divergenti si sono mantenuti nei limiti di un "equiibrio" sui generis" (Nota 2).

L'appartenenza linguistìca dell'Istria nel secolo XVIII era costituita da tre comunità linguistiche: croata, italiana e slovena. Il processo di venetizzazione linguistica dell'Istria possiamo seguirlo nel tempo grosso modo in 3 fasi distinte.

La "prima fase" comprende alcuni secoli - dal X al XIII - nei quali Venezia in rapporti amichevoli o sconfitte con le città costiere istriane le lega a sé nel "vincolo di fedeltà". L'Istria costiera divenne politicamente veneziana e il veneziano lingua amministrativa. Ci fu una prima fase di coesistenza di due codici: quello veneziano e quello dei dialetti istriani preveneti. Sembra logico che il veneziano dal XIV al XV secolo era limitato a precise situazioni e funzioni.

La "seconda fase" di venetizzazione va dal XVI secolo alla prima metà del XIX secolo. E' in questo periodo, nel '500, che il toscano si impose come lingua nazionale sostituendo gradualmente i1 veneziano. Il veneziano divenne strumento di comunicazione elevata. Si fissò come koiné provinciale.

La "terza fase" vede l'indebolimento e la sconfitta politica ed economica della Serenissima. Il triestino, dialetto venezianeggiante, sostituì il tergestino, dialetto friuleggiante, nel XIX secolo. Nell'Istria si diffuse il modello linguistico triestino senza grosse difficoltà; quando Trieste diventa Porto Franco sostituì economicamente Venezia. "Ne1'800 il triestino divenne la guida della koinè veneta giuliana" (Nota 3). La terza venetizzazione è dunque segnata dall'interferenza del triestino sui dialetti veneti dell'Istria.

Nei primi dell'Ottocento alcune idee filosofiche innescarono una quantità di avvenimenti. Furono il Romanticismo e l'Idealismo filosofico tedesco a contrapporsi alla cultura classica greca e romana ripescando il proprio medioevo. L'Idealismo porta a pensare allo "spirito delle nazioni" (Hegel). Da questa idea scoppiano in Europa da una parte istanze demografiche, costituzionalistiche e dall'altra, l'Europa è percorsa da una tensione definita irredentistica. L'Austria doveva confrontarsi con l'irredentismo polacco, ungherese, italiano, croato. Le consapevolezze linguistiche cominciarono a fiorire da più parti. Si crearono situazioni di dinamismo conflittuale positivo. L'apporto del nuovo dinamismo del triestino si accompagnò all'espansione economica, che riaprì le grosse vie di comuncazione dell'Istria servendosi di un grosso volume di comunicazione dialettale. Nell'Istria occidentale ci fu la ricostituzione di una buona parte del continuum linguistico romanzo. Il dialetto veneziano-triestino riacquistò rapidamente tutto il suo prestigio. Gli italofoni acquistarono progressivamente terreno. I fenomeni di acculturazione e di bilinguismo non hanno implicato sempre il cambio linguistico. È proprio questa fluidità del confine etnicolinguistico che caratterizza la terza fase di venetizzazione dell'Istria.

Nel secolo XX l'Istria conobbe la stagione dei totalitarismi. L'Italia iniziò a condurre una politica di assimilazione dei croati e degli sloveni subito dopo il 1918. Si chiusero le scuole con lingua d'insegnamento croata e slovena. Dopo l'ascesa al potere del fascismo si vietò l'uso dello sloveno e del croato nell'amministrazione e nei tribunali. Si interruppe ogni attività sportiva e culturale in sloveno e croato. Vennero italianizzati quasi tutti i cognomi slavi. Tale politica già nel 1921 provocò la resistenza degli sloveni e croati. La seconda guerra mondiale e la divisione politica del territorio istriano ebbe come conseguenza l' esodo di buona parte della sua popolazione. La nuova congiuntura nazionale jugoslava esercitava una forte pressione ideologica sulla. popolazione, schierando le minoranze nazionali da una o dall'altra parte. Si arrivò cosi all'esodo massiccio degli italofoni. Oltre al continuum storico del dialetto istroveneto, qui tracciato, c'è l'ipotesi dell'autoctonia dei sistemi dialettali veneti in Istria, sostenuta dal Decarli. Questa tesi è respinta dal Crevatin, il quale sostiene che non sia scientifica. "Basti riflettere su questo banale elemento: "veneto" non equivale a "veneziano", nonostante l'uso promiscuo che si fa di queste designazioni, ed i dialetti istriani (non parlo di quelli istrioti, ovvìamente) sono di tipo scientificamente veneziano, guarda caso il dialetto di chi ha retto l' Istria tra il XIV e il XVIII secolo (Nota 4).

Note:

B. BENUSSI, L'Istria nei suoi due mìllenni di storia, Trieste, 1924,p.283.
M.BERTOSA, L'equilibrio nel processo di "acculturazìone" ìn Istria: tra interazioni e opposizioni, 1982/1983, p.282.
F. CREVATIN, "Per una storia della venetizzazione dell'Istria", Studi mediolatini e volgari, 1975, p.98.
IDEM, "Pagine di storia linguistica istriana", AMSI, vol. XXIV (1976), p. 317.
Bibliografia:
B. BENUSSI, L'Istria nei suoi due rnillenni di storia, Trieste, 1924.
M. BERTOSA, "L'equilibrio nel processo di "acculturazione" in Istria: tra interazìoni ed opposizioni',ACRS.voI.XIII (1982/83), pp. 273 -92.
G. BRANCALE-L.DECARLl, Istria, dialetti eprelstorta,Triestc, 1997.
M.R. CRRASUOLOPERTUSI "Il contributo dell'etimologia alla storia della neolatinità istriana",AMSI, voLXXXVIII (n.s.) (I99U), pp.187-251.
F. CREVATIN, "Per una storia della venetizzaziunc linguistica dell' lstria. Prospettive metodologiche per una sociolinguistica diacronica", Studi mediolatini e volgari, voLXXlll (1975), pp.59-99.
IDEM,"Pagine di storia linguistica istriana". AMSI, vol. XXIV (n. s.) (1976), pp. 39-50.
IDEM, "I dialetti veneti dell'Istria", Guida ai dialetti veneti, vol.IV (1982), pp.39-50.
D. DAROVEC, Rassegna di storia istriana. Biblioteca Annales, Koper/Capodistria, 1993.
L. DECARLI, Origine del dialetto veneto istriano, Trieste 1976.
IDEM, --Il veneto istriano, Guida ai dialetti veneti, vnLVll (1985), pp.91-125.
Fonte:

Marija Nedveš, "Il dialetto istroveneto", La Ricerca n. 31-32 settembre-dicembre 2001.

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