LIGIO ZANINI, IL POETA E IL GABBIANO FILIPPO
di CLAUDIO MAGRIS
Il primo luglio, all' ospedale di Pola, stroncato a sessantasei anni da una malattia piu' forte della sua sanguigna e indomita vitalita' che aveva resistito a tremende violenze della storia, e' morto Ligio Zanini, un poeta di grande originalita' e freschezza creativa, di cui soltanto pochi, in Italia . fra i quali Franco Loi e Vanni Scheiwiller . si erano veramente accorti. Con lui si e' spenta una voce che ha espresso . in assoluta autonomia e senza alcuna chiusura locale, ma con totale apertura al mondo . il dramma dell' Istria nell' ultimo mezzo secolo, un dramma nel quale si sono rispecchiati, su una scala geograficamente ridotta ma storicamente esemplare, le tensioni, le lacerazioni, i disinganni, le contraddizioni, le contese del mondo. Prima di essere poeta nella sua affascinante lirica, Ligio Zanini lo e' stato nella vita, che egli ha vissuto con passione, ingenuita' , onesta' incorruttibile, coraggio e con una straordinaria capacita' di incantarsi per le cose nonostante le ingiustizie e le sofferenze patite e di pagare senza batter ciglio il prezzo delle proprie illusioni. Nato a Rovigno, l' incantevole citta' istriana, nel 1927 e incarnazione . nel suo modo di essere e di sentire, nella musica della sua poesia e della sua vita . di quella plurisecolare civilta' veneta, della sua gentilezza e robustezza, Zanini e' stato anti fascista, accesamente avverso alla persecutoria politica anti slava del fascismo italiano. Alla fine della seconda guerra mondiale, ha creduto nella Jugoslavia titoista ossia nel comunismo quale superamento dei dissidi nazionali in una piu' alta fraternita' . Nei tragici momenti del dopoguerra, quando si decideva il destino dell' Istria e le commissioni internazionali arrivavano in quelle terre per cercare di capirne la composizione etnica, Zanini, come mi raccontava egli stesso, pur essendo italiano era fra coloro che gridavano in croato "Vogliamo Tito" durante le visite di quelle delegazioni. Poco dopo l' esodo, che vide decine di migliaia di italiani andarsene dall' Istria, Zanini si accorse ben presto che l' insegna dell' internazionalismo mascherava, in quel momento di riscossa, un nazionalismo slavo indiscriminatamente violento verso gli italiani. Egli stesso conobbe l' inferno del lager di Goli Otok, l' isola nella quale il governo jugoslavo, dopo la grande rottura con Stalin e nel timore di colpi di Stato stalinisti, fece deportare, sottoponendoli a violenze e sevizie d' ogni genere, avversari veri e presunti di ogni tendenza, anche comunisti libertari come lui. Uscito dopo tre anni da quell' incubo, Zanini visse, specialmente all' inizio, fra varie difficolta' ; avrebbe potuto recarsi in Italia, dove avrebbe avuto un' esistenza diversa, ma non lo fece perche' , come mi disse, non gli pareva giusto mangiare nel piatto in cui aveva sputato, e anche perche' sentiva il dovere di restare, di rendere testimonianza della sua civilta' e della sua gente la' dove era piu' difficile, nella desolata situazione dell' Istria, certo piu' dura, per gli italiani rimasti, della pur ben dura condizione degli esuli che l' avevano abbandonata. Dopo aver ricoperto per alcuni anni vari incarichi didattici presso le scuole italiane . era infatti maestro elementare . si ritiro' , in totale indipendenza, facendo il pescatore e sopravvivendo grazie a cio' che pescava uscendo ogni mattino con la sua barca in quel mare rovignese e fra le sue isole di una bellezza assoluta e dedicandosi alla poesia. Le sofferenze patite non avevano scalfito la sua serenita' , la sua fanciullesca freschezza, ne' avevano turbato il suo sentire sovranazionale: avverso al nazionalismo slavo, sino al punto di dimettersi nel 1990 dall' Associazione degli scrittori della Croazia quando essa aveva assunto la denominazione etnicamente restrittiva "Associazione degli scrittori croati" e difensore della identita' italiana, Zanini e' rimasto estraneo a ogni risentimento nazionale italiano e ha visto nel libero dialogo fra italiani e slavi il suo mondo. Un anno fa, sono stato in barca con lui, a Rovigno. Mentre remava o attraccava, guardavo i suoi gesti forti e tranquilli, lo sguardo azzurro e fermo plasmato dal mare, e pensavo che quell' uomo, quel pescatore, era passato interiormente indenne attraverso delusioni, sofferenze e attraverso le violenze fisiche del lager di Goli Otok, che egli ha descritto nel suo romanzo Martin Muma, del 1990, edito dalla rivista La Battana di Fiume, affresco epico di quella sua storia, che e' insieme storia corale della sua gente e apologo di speranze, utopie e delusioni di un movimento di portata mondiale. Da anni, Zanini viveva sul mare, con le vele, i pesci e i gabbiani, quel gabbiano File' ipo (Filippo) col quale egli dialoga nelle sue poesie. Nelle sue liriche in dialetto rovignese . uscite in varie raccolte e di recente nel volume Cun la prua al vento, ed Scheiwiller . l' esperienza storica, la tensione morale, l' avventura nel tempo sono presenti ma fuse nel non tempo del mare, di una vita guardata faccia a faccia nella sua essenza. Quando non e' folclore vernacolo, il dialetto puo' essere un linguaggio per eccellenza della poesia, piu' resistente agli ingranaggi della rettorica. Zanini non si disinteressava certo di politica, seguiva con passione gli eventi turbinosi, pieni di speranza e di minaccia, della sua terra, ma quando gli avevano chiesto di candidarsi, aveva detto che lui, come altri suoi coetanei, apparteneva a una generazione che aveva fatto il suo tempo e che, a prescindere dai suoi meriti ed errori, doveva farsi da parte. E prendeva la barca e andava al largo, come ha fatto adesso.
(Pagina 19, 11 luglio 1993 - Corriere della Sera)
BIO- BIBLIOGRAFIA DI LIGIO ZANINI
Ligio Zanini è nato a Rovigno d'Istria il 30 settembre 1927 - morto il 1. luglio 1993 nell'ospedale di Pola stroncato a 65 anni da un male incurabile. Compì gli studi presso l'Istituto Magistrale di Pola, anche se giovanissimo partecipò alla lotta partigiana tra le file comuniste.
Dal 1947 al 1948 fu referente per le scuole italiane presso il Dipartimento all'istruzione del Comitato Popolare.
In seguito all'espulsione della Jugoslavia dal Cominform con l'accusa di deviazionismo venne chiamato, come tutti gli altri esponenti comunisti, a schierarsi o con Tito o con Stalin.
Lui, come disse in una intervista televisiva, dichiarò d'esser stato onorato d'aver combattuto con loro i nazi-fascisti, ma che d'allora in avanti avrebbe deciso soltanto con la sua testa (quindi nè con Tito nè con Stalin) e rimise la tessera del partito. Pertanto nel gennaio del 1949 fu tra i primi a subire la repressione titina, finendo incarcerato nel terribile lager comunista di Goli Otok (Isola Calva).
Venne rimesso in libertà soltanto nel 1952 e fu costretto a fare il magazziniere nel cantiere "Stella Rossa" di Pola rimanendo un sorvegliato speciale.
Grazie all'aiuto di alcuni intellettuali polesani riuscì nel 1956 ad ottenere un posto da ragioniere nell'impresa commerciale "Siana" di Pola.
Soltanto nel '59, finito il suo periodo di quarantena, gli fu consentito di dedicarsi all'insegnamento e venne mandato a Salvore con il compito di riaprire la locale scuola italiana, chiusa per decisione politiche nel 1953. A Salvore, ove rimase cinque anni, Zanini si dedicò con passione alla diffusione della cultura italiana fondandovi il Circolo Italiano di Cultura.
Tornato a Rovigno fu nuovamente costretto per vivere a dedicarsi alla contabilità commerciale. Ripresi gli studi si laureò a Pola in Pedagogia e quindi riprese anche la sua attività d'insegnante in qualità di maestro a Valle d'Istria. Ritiratosi infine dall'insegnamento ritornò a Rovigno ove si dedicò esclusivamente alle sue due passioni: la poesia e la pesca.
Membro dal 1970 dell'Associazione degli scrittori della Croazia, vi si dimise nel 1990 quando questa assunse, assecondando il nascente nazionalismo croato, il nome di Associazione degli scrittori croati.
Con la sua poesia Ligio Zanini riuscì ad emergere come la principale voce poetica dell'Istria, raggiungendo una certa notorietà anche in campo nazionale, allacciando tra l'altro una forte e durevole amicizia con il grande poeta di Grado, Biagio Marin, e con tanti altri intellettuali italiani tra cui il triestino Claudio Magris.
Da molti, come ad esempio da Bruno Maier, la sua opera viene accostata a quella di Biagio Marin, però dove nel poeta di Grado il canto si fa introspezione lirica in una visione rasserenata della vita nell'abbraccio finale di Dio, in Ligio Zanini, anche il discorso che in apparenza sembra il più introspettivo e lirico, in realtà cela nel suo fondo l'amaro destino dei rovignesi: o stranieri nella loro città o profughi per il mondo senza più il contatto ravvivante della propria terra madre.
In questa prospettiva l'unica nota rasserenante è il mare, la natura di Rovigno che, seppure anch'essa mutata, per lo meno al poeta parla lo stesso linguaggio di sempre.
Però anche la natura, i pesci, i gabbiani diventano metafora, come nella poesia "Sensa nom", della sua straziata condizione esistenziale, simbolo a sua volta di quella di tutto un popolo.
Proprio grazie a questo suo afflato universalistico la sua poesia, seppure nel dialetto istrioto di Rovigno d'Istria, riesce a superare la ristretta cerchia del bozzetto flocloristico per arrivare alle vette della vera poesia.
Bibliografia:
Moussoli a scarcaciuò, Ed. Alut, Trieste 1965
Buléistro, Scheiwiller, Milano 1966
Mar quito e alanbastro, in "Istria Nobilissima", U.I.I.F. - U.P.T., Trieste 1968
Tiera viecia-stara, in "Istria Nobilissima", UIIF-UPT, Trieste 1970
Favalando cul cucal Filéipo - In stu canto da paradéisu, N. 1 della collana Biblioteca Istriana edito a cura UIIF-UPT, dalla casa Ed. LINT di Trieste dalla Erredici di Padova 1979 con prefazione di Bruno Maier. opera che ha avuto anche una edizione in serbo-croato: Razgovor s galebom Filipom, Fiume 1983
Sul sico de la Muorto Sagonda, in "Diverse lingue", Udine 1990
Cun la prua al vento. Poesie nel dialetto di Rovigno d'Istria, prefazione di Franco Loi e una lettera di Biagio Marin, nella collana Libri Scheiwiller, Milano 1993.
A queste opere di poesia vi è da aggiungere il romanzo autobiografico:
"Martin Muma" edito a cura della rivista letteraria "La Battana", nn. 95-96 Fiume 1990
ELIGIO ZANINI (Rovigno d'Istria, 1927-1993) was born in Rovigno (Istria) and trained to be a teacher at the Istituto Magistrale di Pola. As a very young man, he fought as a partisan against the Fascists; in January 1949 he was one of the first to suffer repression under Tito and was imprisoned in the communist lager, Goli Otok (Isola Calva). When he was freed in 1952, he found work as an accountant. He was not allowed to return to teaching until 1959. For five years he taught in Salvore, then returned to Rovigno where he worked as an accountant to make ends meet and earned a University degree in Education at Pola before teaching in a school in Valle d'Istria and finally returning to Rovigno where he retired to write poetry in the Istriot dialect of Rovigno and to fish.
Source:
http://www.smith.edu/metamorphoses/biographiesw-z.html/
sabato 24 gennaio 2009
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